Gli elementi verbali, accanto a quelli visivi, svolgono un ruolo altrettanto importante nella strategia di branding. Dopotutto, la presentazione stessa, anche la più attraente, sarebbe solo una forma vuota se fosse privata del contenuto reale che la sostiene. È per questo che i marchi prestano molta attenzione a questioni come la denominazione, la voce del marchio e il racconto. Questi sono i modi per radicare nella mente dei destinatari del contenuto la consapevolezza dell’esistenza, del carattere, dell’offerta e delle caratteristiche distintive di una determinata azienda. Questo effetto può essere rafforzato combinando correttamente questi elementi con il livello visivo.
Come si sceglie un nome per il proprio marchio affinché serva al suo scopo? Cosa e come può comunicare un marchio un messaggio e come farlo risuonare in modo efficace? Cos’è lo storytelling e come condurlo? Se sei curioso di conoscere le risposte, continua a leggere!
Scegliere un nome per il proprio marchio è una decisione strategica. Il suo suono non dovrebbe essere casuale ma il risultato di un’analisi approfondita — il marchio stesso, i prodotti che offre e l’ambiente in cui opera. Questo renderà possibile essere ricordati dai potenziali clienti e stabilire una relazione a lungo termine con loro.
Un nome ben scelto ti permetterà anche di risparmiare denaro sulle attività promozionali, poiché la sua formulazione invitante rende molto più facile guadagnare l’interesse e il favore dei clienti.
Il nome può anche essere un elemento del tuo vantaggio competitivo rispetto ad altri soggetti presenti sul mercato.
Infine, una scelta ben ponderata aiuterà a evitare il rebranding, che genera costi aggiuntivi ed è connesso al rischio di “sfumare” la rete di associazioni finora costruita attorno al marchio.
Pertanto, dovresti lasciare la creazione del nome ai professionisti — copywriter o al dipartimento di content marketing. In tal modo, dovrebbero agire tenendo conto di contesti come l’oggetto commerciale dell’azienda e il gruppo target insieme al suo stile di essere e al linguaggio che utilizza.
Il nome non dovrebbe essere troppo lungo (i marchi più popolari usano da quattro a otto lettere nei loro nomi — ad esempio Nike, Lego, Apple, Sony), ma dovrebbe essere sonoro, accattivante, unico e senza tempo. Se vuoi rafforzare l’identificazione del marchio, puoi usare i nomi di:
La voce del marchio, nota anche come linguaggio del marchio, identità verbale, linguaggio del marchio, voce del marchio, linguaggio verbale o identità verbale, si riduce a tutte le attività di comunicazione specifiche di un marchio, da quelle relative alla sua missione, visione e obiettivi, a quelle relative alle attività operative, che costituiscono la vita quotidiana di ogni azienda.
Un linguaggio di marca specifico e unico garantirà la costruzione di una rete di associazioni attorno ad esso, ma anche creare relazioni a lungo termine, fornire ai clienti un valore aggiunto, coinvolgere il tuo pubblico, e persino incoraggiarli a partecipare al processo di distribuzione del contenuto creato (attraverso il cosiddetto marketing virale).
Oggigiorno, tuttavia, il carattere da solo non è sufficiente affinché la voce di un marchio venga ascoltata – non solo ascoltata. Questo perché il destinatario del contenuto richiede reciprocità in questo senso.
Una vera comunicazione non dovrebbe essere unilaterale ma focalizzata sull’interazione. Pertanto, creare una voce di marca dovrebbe essere un processo soggetto a costante scrutinio in termini di come quella voce viene ricevuta. La possibilità di ricevere feedback dal pubblico del contenuto è un enorme potenziale e sarebbe un peccato non utilizzarlo.
Una voce di marca costruita in questo modo ti permetterà non solo di differenziarti dalla concorrenza ma anche di raggiungere il tuo gruppo target, creare immaginazione ed emozioni che spingono all’azione e costruire la tua immagine unica.
Il nome stesso rivela molto sull’essenza di questo strumento di comunicazione. Lo storytelling non è altro che raccontare storie. Permette di coinvolgere il destinatario nella rete di contesti, colpi di scena ed emozioni, che sono lo sfondo grazie al quale i valori del prodotto saranno esposti in modo appropriato in modo convincente e allo stesso tempo non invadente e attraente.
Lo storytelling, di conseguenza, diventa una forma che attira l’attenzione; che è più credibile e comprensibile per il destinatario; che consente di vedere il marchio e i suoi prodotti da una prospettiva completamente diversa. Permette ai clienti di diventare consapevoli delle proprie esigenze o addirittura di crearne di nuove, e può trasmettere un messaggio più profondo dietro il marchio e i suoi prodotti.
Inoltre, lo storytelling costruisce l’identità del marchio basata sulle emozioni ad esso associate, e infine, crea un legame tra il marchio e i suoi clienti fornendo loro indicazioni preziose e concrete.
Al centro dello storytelling dovrebbero esserci i temi che sono importanti per il destinatario – quelli con cui si identifica, che hanno significato per lui o per lei, che evocano emozioni positive in lui o in lei, o quelli che condizionano la decisione che prende. Il marchio e il prodotto stesso, sebbene presenti nella narrazione, non la dominano – il lettore è il suo protagonista silenzioso.
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